Da “Giovanni Granchi e Figlio” allo “Studio Granchi”.

Continuità operativa di una storica “bottega-laboratorio” fiorentina tra ‘800 e ‘900.

L’attività di questa sorta di “Bottega-famiglia” di artigiani restauratori con case-botteghe a Firenze in via del Porcellana (XIX sec.), Borgognissanti, via Palazzuolo, via Montebello (dagli inizi del ‘900 agli anni ‘30) e Borgo S. Jacopo (fino al 1934) e studi-laboratorio in via de’ Serragli (1936-1958), via de’ Rustici (1958-1990), via Nino Bixio (1991-98) e via Giosué Borsi (dal 1998 ad oggi), attraversa il XIX e il XX secolo ed è, agli inizi del XXI, tutt’oggi ancora attiva.

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Giovanni Granchi (il primo da sinistra) con i figli, le nuore e le prime nipoti in una foto della fine dell’800.
Pasquale Granchi è dietro (a destra) col braccio alzato. Firenze, Archivio Studio Granchi.

Si hanno notizie dell’attività di Giovanni Granchi già nella seconda metà dell’800. Negli Archivi delle Soprintendenze fiorentine vi è documentazione di interventi suoi e dei figli – la ditta, di cui nell’archivio dello Studio Granchi si conserva ancora una carta intestata, si nominava “G. Granchi e Figli. Restauro di oggetti dorati antichi” – nella chiesa di S. Trinita e soprattutto sull’altare vasariano di S. Croce. L’attività di questo artefice e dei suoi precursori è attualmente oggetto di ricerche. Il primogenito di Giovanni, Pasquale (1871-1931) ebbe attività, da un certo momento, indipendente. Alcuni oggetti in pastiglia e in legno policromo conservano un timbro in cui egli figura come artefice autonomo “Pasquale Granchi. Imitazioni antiche, con bottega in via Montebello. Egli fu un valentissimo artigiano doratore e decoratore particolarmente specializzato nel restauro di sculture policrome e nella realizzazione di mobili in stile.

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Carta intestata della ditta G. Granchi e Figlio. Ultimo decennio del XIX secolo.
Firenze Archivio Studio Granchi.

 Di Pasquale Granchi rimangono numerosi  disegni e  progetti soprattutto di “cassoni nuziali” in stile neoquattrocentesco oggi conservati nell’Archivio Granchi. Nel corso della sua vita ebbe bottega e laboratorio indipendenti a Firenze, oltre a quello già citato in via Montebello, in Borgognissanti, in via Palazzuolo, e in Borgo San Jacopo, fino alla morte prematura avvenuta a seguito di un’epidemia di Spagnola nel 1931. Nella sua bottega si formò fin da giovanissimo il figlio Vittorio Granchi (1908-1992).

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Pasquale Granchi con la moglie Isolina Battaglini e il piccolo Vittorio. 1909 circa.
Firenze Archivio Studio Granchi.

Con Vittorio, che entrò fin dall’inizio, su suggerimento di Gaetano Lo Vullo suo amico e compagno di studi all’Istituto d’Arte di Porta Romana, nella famosa equipe fondata e diretta dal ’32 da Ugo Procacci a costituire il primo nucleo operativo del “Gabinetto Restauri” della Soprintendenza alle Gallerie di Firenze, prende avvio così, dal 1934, la lunga e straordinaria carriera di uno dei restauratori di Stato più noti e stimati del ‘900 che divenne, attraverso una serie di interventi rimasti storici1 , uno degli operatori più prestigiosi del “Gabinetto Restauri” fiorentino, oggi riconosciuto tra i più autorevoli rappresentanti della scuola fiorentina del restauro.

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Vittorio Granchi negli anni ’30 opera nel Gabinetto Restauri della R. Soprintendenza alle Gallerie.
Firenze, Archivio Studio Granchi.

1 Per quanto riguarda Vittorio Granchi restauratore e la sua importanza all’interno del Gabinetto Restauri della Soprintendenza alle Gallerie fiorentine si vedano i testi: Chiarelli R., Quasi una vita con Vittorio Granchi, e Baldini U., Una vita per l’arte in “Vittorio Granchi pittore e decoratore, opere 1924-1950”, Accademia delle Arti del Disegno, Firenze, 1992, e il recente “Vittorio Granchi e la scuola fiorentina del restauro” a cura di Marco Ciatti e Andrea Granchi Edifir 2009, volume che raccoglie i contributi di storici ed esperti del settore in occasione della giornata di studi  organizzata dall’Accademia delle Arti del Disegno, Opificio delle Pietre Dure e Soprintendenza fiorentina il 20 ottobre 2008 nel centenario dalla nascita di Vittorio.

Difficile enumerare tutti gli interventi di restauro2 di Vittorio Granchi alcuni dei quali fondamentali nella storia dell’evoluzione moderna di questa disciplina, nell’arco di una carriera dipanatasi ininterrottamente per oltre quarant’anni (1934-1973) e che attraversò prima a fianco di Procacci e poi, nel dopoguerra, con Umberto Baldini, eventi epocali per la conservazione e la tutela del patrimonio artistico italiano, come il secondo conflitto mondiale e il disastro dell’alluvione del 4 novembre 1966.

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Sopra: Vittorio Granchi opera nella galleria degli Uffizi nei giorni immediatamente successivi all’alluvione del 1966. (Foto Bazzechi).
Sotto: durante un intervento di emergenza sulla Maddalena di Donatello Danneggiata dall’alluvione. Firenze Archivio Studio Granchi.

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2Famosi rimasero a lungo gli interventi di “trasporto” del Beato Angelico e del Sassetta di Cortona avviati durante la guerra e conclusi alla fine degli anni ’40, ma memorabile fu anche il lungo intervento di restauro in Palazzo Vecchio alle tavole vasariane del soffitto del Salone dei Cinquecento e negli appartamenti monumentali, lavori che si conclusero nel ’50 e che Vittorio condusse come capo della prestigiosa équipe operativa composta da Ermanno Toschi, Mario Di Prete, Gilberto Bisi e Luciano Bracci. Negli anni ’60 significativi rimangono gli interventi sulle opere degli Uffizi sfregiate da un ignoto vandalo, in particolare sul Ritratto di giovane di Lorenzo Lotto che aveva avuto entrambi gli occhi devastati e che Vittorio risarcì con un mirabile restauro pittorico.

In quella circostanza, tragica per il patrimonio artistico fiorentino, Vittorio Granchi, ormai “capo restauratore”, fu incaricato di guidare il settore distaccato alla Limonaia di Boboli ove era stato allestito un laboratorio nei giorni dell’emergenza e gli fu affidato, una volta trasferiti i “restauri” nella nuova sede della Fortezza da Basso, il

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Vittorio Granchi mentre opera sul Crocifisso di Cimabue. Firenze Archivio Studio Granchi.

compito di effettuare il possibile per salvare ciò che restava delle parti dipinte del Crocifisso di Cimabue che egli curò e seguì con encomiabile passione ed esemplari risultati tecnici tra il 1966 e la famosa mostra “Firenze Restaura” del 19723.

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Vittorio Granchi impegnato in un intervento di emergenza
nella galleria degli Uffizi nei giorni dell’alluvione del 1966.
Firenze, Archivio Studio Granchi.

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Vittorio Granchi con la moglie Noris, sua allieva e collaboratrice, nella chiesa di S. Croce a Firenze nel 1967 mentre operano su una delle tavole vasariane danneggiate dall’alluvione del 1966. Firenze, Archivio Studio Granchi

3Si veda il catalogo dell’esposizione ove è pubblicato a colori il Crocifisso di Cimabue con le parti pittoriche superstiti che Vittorio Granchi aveva separato, con un intervento di altissima perizia, dal supporto ligneo, per poi consolidarle ed effettuarne la pulitura. Così, separate dalla croce lignea, furono esposte in quella circostanza. Marco Ciatti, oggi soprintendente dell’Opificio delle Pietre Dure e Laboratori di Restauro, nel suo testo “Da Procacci a Baldini: problemi metodologici ed organizzativi del laboratorio fiorentino” (in “Vittorio Granchi e la scuola fiorentina del restauro” op. cit, pag. 58) parla, in merito a questo intervento, di “..una rivoluzione copernicana nella tecnica del restauro..”.

Collocato a riposo nel 1973, continuò a lavorare collaborando negli anni ’80 anche con altre Soprintendenze, in particolare con quella del Veneto, con l’effettuazione in collaborazione col figlio Andrea (1947) di significativi interventi sul patrimonio artistico veronese e mantovano (Liberale da Verona, Pala del Bonsignori, l’intera collezione dei ritratti dei Gonzaga a Mantova, una monumentale Annunciazione di Paolo Farinati). Per la Soprintendenza fiorentina realizzò in tarda età ancora numerosi interventi in particolare su opere del ‘600 fiorentino e su grandi dipinti su tavola di Santi di Tito4. Nell’ultimo scorcio della sua attività – non aveva mai tralasciato l’insegnamento5 del restauro sia in Soprintendenza che nel proprio studio e molte generazioni di giovani anche stranieri si sono formate a Firenze con lui – aveva affidato la direzione dello studio di restauro al figlio Andrea con cui aveva costituito lo “Studio Granchi. Restauro dipinti antichi e moderni” una società familiare, alla quale continuava a dare un contributo fondamentale con la consueta passione e la sua straordinaria esperienza. Nel 1991 venne assegnato a Vittorio Granchi il prestigioso “Premio Alinari” per la carriera di restauratore. Con la scomparsa di Vittorio avvenuta nel 1992, lo Studio Granchi ne ha proseguito l’attività scegliendo, sulla base dell’indirizzo iniziato da Vittorio, di continuare a lavorare per il patrimonio artistico tutelato dallo Stato. Dopo la scomparsa del padre, Andrea Granchi, assieme al figlio Giacomo (Firenze 1974) assume il prosieguo dello studio/laboratorio mantenendo quelle caratteristiche di articolazione operativa di alta qualità e polivalenza, patrimonio tipicamente fiorentino, care a Vittorio Granchi – dalla pittura, alle arti applicate, al restauro – dandogli peraltro una specifica evoluzione e inserendolo nel contesto contemporaneo. In questo quadro di sviluppo operativo avviato da Andrea Granchi, che conta anche una lunga attività di artista contemporaneo e di docente – è stato a lungo titolare della Cattedra di Pittura nelle Accademia di Belle Arti di Carrara e di Firenze ed è stato per anni insegnante di “Disegno applicato al restauro” e “Tecniche di integrazione pittorica” presso la Scuola di Restauro della Provincia di Firenze fondata da Alessandro Conti – si inquadrano la serie di interventi di restauro per le Soprintendenze di Siena e Grosseto6 e di Firenze Pistoia e Prato, e, in particolare, il progetto della “Collezione Pietro Aldi” un piccolo museo realizzato a Saturnia (1994-98) con la supervisione della Soprintendenza di Siena in cui Andrea (1996-98) sempre coadiuvato dal figlio Giacomo, progettò la sistemazione degli spazi decorandone con affreschi gli interni – tecnica questa di cui è attento sperimentatore7 – disegnato gli arredi e restaurato tutte le opere8.


4In particolare la “Pala di S. Martino” la grande tavola della chiesa di S. Martino a Sesto Fiorentino. Il restauro fu seguito per la Soprintendenza da Licia Bertani.
5Vittorio Granchi fu per molti anni l’unico restauratore incaricato di occuparsi in senso didattico dei giovani anche stranieri che si aggregavano al Laboratorio di Restauro fiorentino e che abbisognavano di una guida paziente, autorevole e sicura. Di questo ruolo scrive lo stesso Umberto Baldini in un documento del 9 febbraio 1963: “..compito delicato, che egli esegue con assoluta padronanza e notevole tatto”.
6Numerosi gli interventi effettuati da Andrea e Giacomo Granchi nel territorio senese e grossetano dal 1993 ad oggi. Di particolare rilievo quelli su grandi pale d’altare di Francesco Nasini  a Castel del Piano (1997), e Seggiano (2000) (Dir. C. Alessi), mentre, più recentemente si è concluso il restauro, sempre di questo autore, del ciclo inedito (la firma autografa di Francesco è apparsa durante i lavori) dei quindici misteri del Rosario (dipinti su rame) della Cattedrale di Orbetello (Dir.  N. Fargnoli). Da segnalare anche il Crocifisso ligneo di S. Leopoldo a Follonica (1994, Dir. C. Gnoni Mavarelli), il Ritratto del Vescovo Piccolomini di Ventura Salimbeni del Museo di Pienza (1997, Dir. L. Martini) e la grande pala con “L’apparizione dell’Annunciazione a S. Biagio e S. Francesco di Paola” di un maestro controriformato fiorentino vicino a Santi di Tito  del Convento delle monache di San Francesco di paola a Orbetello (1996-97, Dir. C. Gnoni Mavarelli) nonché l’intero ciclo di arredi sacri (tra cui due crocifissi policromi e dorati restaurati da Giacomo) compresa la tavola di Benvenuto di Giovanni con la sua residenza processionale intagliata e dorata della chiesa di S. Maria Maddalena a Saturnia (1995-99). Significativi sempre per la Soprintendenza di Siena gli interventi di restauro e manutenzione in loco di dipinti moderni quali il S.Leonardo in adorazione della Sacra famiglia di Paride Pascucci del Duomo di Manciano e L’apparizione della Madonna a S. Paolo della Croce di Pietro Aldi del Convento dei Frati Passionisti sul Monte Argentario (Dir. C. Gnoni Mavarelli).
7Si vedano a questo proposito i testi di A. Paolucci e T. Verdon in “Santa Lucia custode della carità. Affresco di Andrea Granchi”, Firenze, Polistampa, 2000.
8Granchi A., Tra memoria e invenzione. Le ragioni di una allestimento, in “Pietro Aldi” a cura di C. Gnoni Mavarelli, Morgana Edizioni, Firenze, 1999. Il progetto temporaneamente sospeso alla fine degli anni ’90 è stato ripreso nel 2014 dalla Banca di Saturnia e Costa d’Argento, poi divenuta Banca TEMA, è stato dislocato nella ex sede del Credito Cooperativo, ed ha visto, dopo una completa ristrutturazione a cura dello Studio Milani di Siena, l’apertura, nel 2016, del nuovo Polo Culturale Pietro Aldi di Saturnia.

Fra gli interventi per la Soprintendenza fiorentina condotti dalla Studio Granchi tra il 1993 e il 2001 si segnalano la Rebecca al Pozzo di Santi di Tito e la tavola fondo oro con I SS. Giovanni, Lorenzo e Martino del Maestro di Santa Verdiana per il Museo Diocesano S. Stefano al Ponte di Firenze (Dir. Licia Bertani), la Maddalena e Angeli di Alessandro Rosi del Duomo di Vinci (Dir. Rosanna Proto Pisani) e in particolare il complesso e inconsueto restauro (1997-2001) sull’inedito Crocifisso in cartapesta policroma di Pietro Tacca a Settignano (Dir. Beatrice Paolozzi Strozzi) su cui è stata allestita nel giugno 2001 una esposizione specifica proprio a Settignano9. Dal 1° gennaio 2002 la titolarità della ditta è passata al figlio Giacomo, formatosi in un lungo apprendistato nello studio-laboratorio prima col nonno Vittorio e poi col padre Andrea, nel segno di una precisa continuità di intenti e di programmi dello Studio sempre basata sulla tutela di opere riconosciute come patrimonio culturale dello Stato. Vengono realizzati interventi su opere significative per l’Ufficio Diocesano d’Arte Sacra della Curia fiorentina e per lo stesso Museo Diocesano di S. Stefano al Ponte Vecchio, anche su opere destinate ad esposizioni all’estero su finanziamento di vari musei europei e americani come la grande tela Madonna del Rosario e Santi di Bernardino Monaldi del 1611 del Museo di Certaldo (FI) inviata temporaneamente a Washington presso il National Museum of Women in the Arts (2014).

Bernardino Monaldi, Madonna del Rosario e Santi, Museo d’arte Sacra Certaldo (FI).
Prima e dopo il restauro dello Studio Granchi di Giacomo Granchi (2014).

9Granchi A., Il restauro del Crocifisso, in “Il Crocifisso di Pietro Tacca a Settignano. Restauro di un’inedita cartapesta policroma”, a cura di F. Baldry Becattini, Mandragora, Firenze, 2001. Lo Studio Granchi è stato invitato a presentare gli esiti di questo intervento e le soluzioni, talvolta inedite, che vi furono attuate, in un convegno a Genova (2012) e in una lezione agli studenti di restauro della scultura presso i Laboratori di Restauro dell’Opificio (2013).

Dopo il positivo intervento sul Crocifisso di Pietro Tacca la Soprintendenza di Pisa affida allo Studio Granchi anche il restauro del Crocifisso attribuito a Ferdinando Tacca della Pieve di Marti, intervento oggetto di una pubblicazione specifica (vedi bibliogr.).

Ferdinando Tacca e Granchi

Giacomo Granchi (a sinistra) assieme al padre Andrea dopo il restauro del Crocifisso
in cartapesta policroma di Ferdinando Tacca della Pieve di Marti (PI). Intervento 2001-2003.

Tra gli interventi condotti in questi ultimi anni dallo Studio Granchi di Giacomo Granchi vi sono due grandi pale d’altare della Pieve di S. Maria a Settignano presso Firenze: l’Ultima cena di Andrea Comodi e La Vergine del Rosario e Santi di Francesco Mati, entrambi diretti dal Polo Museale fiorentino. Di rilievo l’assegnazione allo Studio Granchi di Giacomo Granchi, da parte dell’Opera di Santa Maria del Fiore, del restauro di tre grandi tele della Cattedrale di S. Maria del Fiore di Firenze destinate all’ampliato e rinnovato Museo dell’Opera del Duomo. Il lungo e articolato restauro di due di questi dipinti realizzati da Giovanni Balducci come apparati effimeri per il matrimonio tra il principe Ferdinando de’ Medici e Cristina di Lorena (1588), opere praticamente inedite e che si trovavano in gravissime condizioni di conservazione, ne ha restituito in pieno il godimento.

Andrea e Giacomo Granchi nel museo dell’Opera del Duomo di Firenze di fronte alle grandi tele di Giovanni Balducci (1589) ricollocate a conclusione del lungo lavoro di restauro.

La “continuità rinnovata”, nel susseguirsi operativo dello Studio Granchi, è quindi strettamente legata alla storia dell’evoluzione tecnico-operativa avvenuta, nel campo della conservazione, a Firenze tra XIX e XXI secolo. L’archivio del “laboratorio-studio” Granchi conserva documenti significativi e numerose fotografie su restauri compiuti dagli anni trenta fino ad oggi. Con questo ingente repertorio iconografico e scientifico intende mantenere memoria, salvaguardare e approfondire con ricerche idonee un patrimonio significativo di testi teorici e tecnici di notevole interesse nel quadro della storia dell’evoluzione di questo settore in cui spicca l’imponente ciclo delle Lezioni di restauro10 dei dipinti tenute nel corso degli anni da Vittorio Granchi alla metà del secolo scorso. L’Archivio potrà anche mettere a disposizione, con adeguate pubblicazioni ragionate e arricchite di apparati, sia degli studiosi che dei giovani che intendono operare in questo delicato campo, i dati più significativi raccolti in tanti anni di lavoro.

Bibliografia:

Vittorio Granchi pittore e decoratore. Opere 1924-1950, a cura di A. Granchi, con testi di E. Ferroni, U. Baldini, J. Burmeister, R. Chiarelli, G. dalla Chiesa, F. Gurrieri, L.V. Masini, L. Romin Meneghello, T. Paloscia, Morgana Edizioni, Firenze, 1992.

Vittorio Granchi. Lezioni di restauro, a cura di A. e G. Granchi e G. Bonsanti. I testi di tutte le lezioni tenute dagli anni ’50 agli anni ’70 in laboratorio, in preparazione per una prossima pubblicazione.

Granchi A., Il restauro del Crocifisso ligneo della Chiesa di S. Leopoldo a Follonica, in “La chiesa di S. Leopoldo a Follonica”, Morgana Edizioni, 1995.

AA.VV., Francesco Nasini tra “maniera” e “naturalismo”, un dipinto restaurato in onore di Vittorio Granchi, Soprintendenza per i Beni Artistici e Storici di Siena e Grosseto, Comune di Castel del Piano, 1997.

Paolucci A., Il laboratorio del Restauro a Firenze, Torino, 1986.

Masini L.V., Antico e moderno destini incrociati, in “Andrea Granchi. Viaggi obliqui”, Fabbri Editori, Milano, 1993.

Granchi A., Note di restauro, in “Testimonianze d’arte a Saturnia e nel suo territorio”, Soprintendenza per i Beni Artistici e Storici di Siena e Grosseto e Diocesi di Pitigliano-Sovana-Orbetello”, Manciano, 1996

Santi B., L’arte di Andrea Granchi nelle vetrate di S. Maria Maddalena a Saturnia, in “Testimonianze d’arte a Saturnia e nel suo territorio”, Soprintendenza per i Beni Artistici e Storici di Siena e Grosseto e Diocesi di Pitigliano-Sovana-Orbetello, Manciano, 1996.

Santi B., Un Francesco Nasini rivelato: I Misteri del Rosario nella Concattedrale di Orbetello, in Atti dell’Accademia delle Arti del Disegno, Monografie 14, Leo S. Olschki 2008, pp. 68-71.

Torchio F., Un inedito San Francesco d’Assisi di Bernardino Mei a Seggiano, in Atti dell’Accademia delle Arti del Disegno, Monografie 14, Leo S. Olschki 2008, pp. 73-74.

Pietro Aldi. La collezione della banca di Credito Cooperativo di Saturnia, a cura di C. Gnoni Mavarelli, con testi di B. Santi, E. Spalletti, V. Piccini, A. Granchi, F. Petrucci, Morgana Edizioni, 1999.

Andrea Granchi. Vicissitudini, a cura di Janus, catalogo con testi di G.S. Brizio e A. Vezzosi, Edizioni Polistampa, 1999.

Granchi A., Il restauro del Crocifisso in “Il Crocifisso di Pietro Tacca a Settignano. Restauro di un’inedita cartapesta policroma” a cura di F. Baldry Becattini, Mandragora, Firenze, 2001.

Gnoni Mavarelli C., (a cura di), Restauri nel territorio, Soprintendenza per i Beni Artistici e Storici di Siena e Grosseto, Siena, 2002.

Granchi A. , Il restauro del Crocifisso in cartapesta attribuito a Ferdinando tacca, in “Restauri nella Pieve di Marti”, a cura di B. Bitossi e M. Campigli, Edifir, Firenze, 2005.

Celani , Granchi A. , Granchi G. , Una cornice barocca a Palazzo Pitti, in “L’Arte del Fare il Fare Arte”, a cura di M. Pilar Lebole, Edifir Firenze, 2006.

Ciatti M. e A. Granchi (a cura di), Vittorio Granchi e la Scuola Fiorentina del Restauro, Edifir Firenze, 2009.

Granchi, Intervento di restauro del dipinto SS. Trinita e angeli di Pier Dandini e collaboratore, in “Il restauro della SS. Trinità di San Pietro a Montebuoni” a cura di L. Cirri e E. Tagliaferri, Betti Editrice, Siena 2010.

Granchi A. e Granchi G., Il restauro della Pala del Gabbiani. Note tecniche, in “La pala di Anton Domenico Gabbiani” a cura di M.M. Simari, Sillabe, Livorno 2011.

Granchi G. e Granchi A. , L’intervento di restauro del 2014, in “La Madonna del Rosario di Freancesco Mati. Un restauro nella chiesa di Santa Maria a Settignano”, a cura di L. Brunori, Sillabe 2017

Granchi G. e Granchi A., La collezione Aldi e la vicenda conservativa, in “Polo Culturale Pietro Aldi. Saturnia”, a cura di M. Firmati, Nuova Immagine Editrice, Siena, 2017.

Granchi G. , La costruzione delle nuove cornici “a regola d’arte”, in “Polo Culturale Pietro Aldi. Saturnia”, a cura di M. Firmati, Nuova Immagine Editrice, Siena, 2017

Granchi A. e Granchi G., Le opere di Pietro Aldi nel polo culturale. Soluzioni conservative ed espositivein “Pietro Aldi e la Sala del Risorgimento a Siena”, a cura di M. Firmati e F. Petrucci, Effigi, 2019

Baldry F. e Ciampoli E. (a cura di)Conservare la memoria. Vent’anni di restauri a SettignanoEdifir Edizioni Firenze 2018

Granchi A., Due decenni di restauri con Don Giorgioin “Conservare la memoria…”, cit.

Granchi G., Don Giorgio Tarocchi e la musica per i restauri, in “Conservare la memoria…” cit.

AA. VV., Pietro Aldi Pittore, Catalogo dell’esposizione presso l’Accademia delle Arti del Disegno, Effigi Edizioni, 2019

Granchi A. e Granchi G., Pietro Aldi a Firenze: una meta raggiunta, in Pietro Aldi pittore, cit.


10Di prossima pubblicazione. Nel volume che raccoglie gli atti della giornata di studi del 2008 per il centenario della nascita, già citato, è stata pubblicata, per la sua rilevanza storica,  la parte conclusiva delle “Lezioni di restauro” dedicata ai giorni successivi all’alluvione del 1966 che interruppe bruscamente l’ordinario svolgersi delle lezioni,  e in particolare al “Laboratorio della Limonaia” in Boboli e sulle determinanti operazioni tecniche che vi si svolgevano descritte dettagliatamente da Vittorio Granchi.

Cornici a “salvadora” intagliate e dorate a oro zecchino. 
Saturnia (GR), Polo Culturale Pietro Aldi

Giacomo Granchi con una delle grandi tele del Balducci.
Firenze, Museo dell’Opera di S. Maria del Fiore